S. FELICE DA CANTALICE San Felice nacque nel 1515 a Cantalice (in
provincia di Rieti) da una famiglia di tradizione cristiana. Felice nel 1543-44
entrò tra i Cappuccini, fu inviato a compiere il noviziato ad Anticoli di
Campagna (l'attuale Fiuggi), ma una malattia lo provò duramente e ne mise in
forse l'ammissione all'ordine, e quando i suoi amici e consiglieri lo invitarono
ad entrare tra gli agostiniani o i benedettini, egli rispose: "O cappuccin o, o
nel secolo". Guarì miracolosamente e nel 1545 emise i voti e nel 1547 fu
trasferito a Roma e dì lì non si mosse fino alla morte. Analfabeta, in poco
tempo divenne uno dei più grandi amici e consiglieri di san Filippo Neri, con il
quale spesso si intratteneva per strada in conversazioni sagaci che colpivano il
popolo, convinto com'era, che un santo stesse parlando con un altro santo. Il
suo studio era il Crocifisso, e le sole lettere che conosceva erano, come diceva
lui stesso, sei: cinque rosse e una bianca; le cinque lettere rosse erano le
piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, la bianca, la Madonna, di cui Felice aveva
una devozione oltre misura. Un giorno, andato in casa di un avvocato per fare la
questua del pane, vide nella casa di questi, una libreria molto fornita, e in
alto, appeso al muro, un Crocifisso. Immediata fu la reazione: "Signore, chi non
intende questo libro (il Crocifisso), non sa cosa siano i libri; e se intende
questo libro, intende tutti gli altri libri". A Roma fece il questuante del
pane, del vino e dell'olio; dormiva pochissimo e su tavole di legno, e la
mattina si alzava molto presto, dopo la Messa usciva dal convento e andava a
fare la questua, scalzo sia d'inverno che d'estate, metteva il pane nella tasca
che chiamava la sua "alabarda". L'andar scalzo gli procurò presto delle piaghe
profonde ai piedi, che lui stesso ricuciva con lo spago; mangiava solo i tozzi
del pane raccolto durante la questua che avanzavano dalla tavola dei frati,
dicendo che erano migliori dei pezzi di pane intero; nella vecchiaia dovette
indossare i sandali per obbedienza. Il suo saluto era "Deo Gratias", e lui
stesso si chiamava "l'asinello del Signore". Benché fosse analfabeta, san
Filippo Neri gli chiese di correggere e di rivedere la regola degli Oblati che
san Carlo Borromeo stava stendendo, e Felice seppe fare ciò che molti letterati
e sante persone non erano state capaci di fare. Morì verso le 19 del 18 maggio
1587, dopo aver avuto una visione della SS. Vergine circondata da una schiera di
angeli. Nel momento della morte i piedi di Felice, sempre piagati e ulcerati,
divennero bianchi e lisci come quelli di un bambino. Fu da subito venerato dalla
pietà popolare come santo, e nel 1712 papa Clemente XI lo elevò ufficialmente
agli onori degli altari. Sepolto nella chiesa di San Bonaventura dei Cappuccini
in Via Veneto a Roma, la salma è stata traslata a S. Maria Immacolata nel 1631.
E' il primo santo dell’Ordine dei
Cappuccini, è venerato nella chiesa di S. Maria Immacolata a Via Veneto. Il
corpo è posto in un sarcofago del III secolo sotto l’altare della cappella a lui
intitolata. Morto il 18 maggio del 1587 nel convento di S. Croce e Bonaventura
dei Lucchesi fu traslato a S. Maria Immacolata il 27 aprile del 1631. Fu
beatificato il 1 ottobre 1625 e canonizzato il 22 maggio del 1712.
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