LA REGOLA BOLLATA
REGOLA BOLLATA (1223)
 
CAPITOLO I
[74]
NEL NOME DEL SIGNORE
INCOMINCIA LA VITA DEI FRATI MINORI
[75] La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù
Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
[76] Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio eä ai suoi successori
canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi
successori.
CAPITOLO II
Dl COLORO CHE VOGLIONO INTRAPRENDERE QUESTA VITA
E COME DEVONO ESSERE RICEVUTI
[77] Se alcuni vorranno intraprendere questa vita e verranno dai nostri frati, questi li mandino dai loro
ministri provinciali, ai quali soltanto e non ad altri sia concesso di ammettere i frati. I ministri, poi,
diligentemente li esaminino intorno alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa. E se credono tutte queste
cose e le vogliono fedelmente professare e osservare fermamente fino alla fine; e non hanno mogli o, qualora
le abbiano, esse siano già entrate in monastero o abbiano dato loro il permesso con l'autorizzazione del
vescovo diocesano, dopo aver fatto voto di castità; e le mogli siano di tale età che non possa nascere su di
loro alcun sospetto; dicano ad essi la parola del santo Vangelo, che “vadano e vendano tutto quello che
posseggono e procurino di darlo ai poveri”. Se non potranno farlo, basta ad essi la buona volontà.
[78] E badino i frati e i loro ministri di non essere solleciti delle loro cose temporali, affinché
dispongano delle loro cose liberamente, secondo l'ispirazione del Signore. Se tuttavia fosse loro chiesto un
consiglio i ministri abbiano la facoltà di mandarli da persone timorate di Dio, perché con il loro consiglio i
beni vengano elargiti ai poveri.
[79] Poi concedano loro i panni della prova cioè due tonache senza cappuccio eä il cingolo e i pantaloni
e il capperone fino al cingolo a meno che qualche volta ai ministri non sembri diversamente secondo Dio.
[80] Terminato, poi, I'anno della prova, siano ricevuti all'obbedienza, promettendo di osservare sempre
questa vita e Regola. E in nessun modo sarà loro lecito di uscire da questa Religione, secondo il decreto del
signor Papa; poiché, come dice il Vangelo, “nessuno che mette la mano all'aratro e poi si volge indietro è
adatto per il regno di Dio”.
[81] E coloro che hanno già promesso obbedienza, abbiano una tonaca con il cappuccio e un'altra senza,
coloro che la vorranno avere. E coloro che sono costretti da necessità possano portare calzature. E tutti i frati
si vestano di abiti viliä e possano rattopparli con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. Li
ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e
colorati ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso.
CAPITOLO III
DEL DIVINO UFFICIO E DEL DIGIUNO,
E COME I FRATI DEBBANO ANDARE PER IL MONDO
[82] I chierici recitino il divino ufficio, secondo il rito della santa Chiesa romana, eccetto il salterio, e
perciò potranno avere i breviari.
[83] l laici, invece, dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza,
sesta, nona, per ciascuna di queste ore, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i
defunti.
[84] E digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività del Signore. La santa Quaresima, invece,
che incomincia dall'Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni, quella che il Signore consacrò con
il suo santo digiuno , coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non
vogliono non vi siano obbligati. Ma l'altra, fino alla Resurrezione del Signore, la digiunino. Negli altri tempi
non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì. Ma in caso di manifesta necessità i frati non siano tenuti al
digiuno corporale.
[85] Consiglio invece, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per
il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole, e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e
modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. E non debbano cavalcare se
non siano costretti da evidente necessità o infermità
[86] In qualunque casa entreranno dicano, prima di tutto: Pace a questa casa; e, secondo il santo
Vangelo, è loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro presentati.
CAPITOLO IV
CHE I FRATI NON RICEVANO DENARI
[87] Comando fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia, direttamente o
per interposta persona. Tuttavia, i ministri e i custodi, ed essi soltanto, per mezzo di amici spirituali, si
prendano sollecita cura per le necessità dei malati e per vestire gli altri frati, secondo i luoghi e i tempi e i
paesi freddi, così come sembrerà convenire alla necessità, salvo sempre il principio, come è stato detto, che
non ricevano denari o pecunia.
CAPITOLO V
DEL MODO Dl LAVORARE
[88] Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione
così che, allontanato l'ozio, nemico dell'anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al
quale devono servire tutte le altre cose temporaIi. Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al
corpo, per sé e per i loro fratelli, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio
e a seguaci della santissima povertà.
CAPITOLO Vl
[89]
CHE I FRATI Dl NIENTE Sl APPROPRINO,
E DEL CHIEDERE L'ELEMOSINA E DEI FRATI INFERMI
[90] I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri
in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l'elemosina con fiducia. Né
devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. Questa è la sublimità
dell'altissima povertà quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha
fatto poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra
dei viventi. E, aderendo totalmente a questa povertà, fratelli carissimi, non vogliate possedere niente altro in
perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.
[91] E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno
manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto
più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?
[92] E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti essi
stessi.
CAPITOLO Vll
DELLA PENITENZA DA IMPORSI Al FRATI CHE PECCANO
[93] Se dei frati, per istigazione del nemico, avranno mortalmente peccato, per quei peccati per i quali
sarà stato ordinato tra i frati di ricorrere ai soli ministri provinciali, i predetti frati siano tenuti a ricorrere ad
essi, quanto prima potranno senza indugio.
[94] I ministri, poi, se sono sacerdoti, loro stessi impongano con misericordia ad essi la penitenza; se
invece non sono sacerdoti, la facciano imporre da altri sacerdoti dell'Ordine, così come sembrerà ad essi più
opportuno, secondo Dio.
[95] E devono guardarsi dall'adirarsi e turbarsi per il peccato di qualcuno, perché l'ira ed il turbamento
impediscono la carità in sé e negli altri.
CAPITOLO Vlll
DELLA ELEZIONE DEL MINISTRO GENERALE Dl QUESTA FRATERNITÀ
E DEL CAPITOLO Dl PENTECOSTE
[96] Tutti i frati siano tenuti ad avere sempre uno dei frati di quest'Ordine come ministro generale e
servo di tutta la fraternità e a lui devono fermamente obbedire. Alla sua morte, l'elezione del successore sia
fatta dai ministri provinciali e dai custodi nel Capitolo di Pentecoste, al quale i ministri provinciali siano
tenuti sempre ad intervenire, dovunque sarà stabilito dal ministro generale; e questo, una volta ogniä tre anni
o entro un termine maggiore o minore, così come dal predetto ministro sarà ordinato.
[97] E se talora ai ministri provinciali ed ai custodi all'unanimità sembrasse che detto ministro non fosse
idoneo al servizio e alla comune utilità dei frati, i predetti frati ai quali è commessa l'elezione, siano tenuti,
nel nome del Signore, ad eleggersi un altro come loro custode. Dopo il Capitolo di Pentecoste, i singoli
ministri e custodi possano, se vogliono e lo credono opportuno, convocare, nello stesso anno, nei loro
territori, una volta i loro frati a capitolo.
CAPITOLO IX
DEI PREDICATORI
[98] I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo sia stato loro
proibito. E nessun frate osi affatto predicare al popolo, se prima non sia stato esaminato ed approvato dal
ministro generale di questa fraternità e non abbia ricevuto dal medesimo l'ufficio della predicazione.
[99] Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che, nella loro predicazione, le loro parole siano
ponderate e caste, a utilità e a edificazione del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la
gloria con brevità di discorso, poiché il Signore sulla terra parlò con parole brevi.
CAPITOLO X
DELL'AMMONIZIONE E DELLA CORREZIONE DEI FRATI.
[100] I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino ed ammoniscano i loro frati e li correggano
con umiltà e carità, non comandando ad essi niente che sia contro alla loro anima e alla nostra Regola.
[101] I frati, poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio hanno rinnegato la propria volontà. Perciò
comando loro fermamente di obbedire ai loro ministri in tutte quelle cose che promisero al Signore di
osservare e non sono contrarie all'anima e alla nostra Regola.
[102] E dovunque vi siano dei frati che si rendono conto e riconoscano di non poter osservare
spiritualmente la Regola, debbano e possono ricorrere ai loro ministri. I ministri, poi, li accolgano con
carità e benevolenza e li trattino con tale familiarità che quelli possano parlare e fare con essi così come
parlano e fanno i padroni con i loro servi; infatti, così deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati.
[103] Ammonisco, poi, ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana
gloria, invidia, avarizia, cure o preoccupazioni di questo mondo, dalla detrazione e dalla mormorazione.
[104] E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò
che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo
sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare quelli che
ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: “Amate i vostri nemici e pregate per
quelli che vi perseguitano e vi calunniano; beati quelli che sopportano persecuzione a causa della giustizia,
poiché di essi è il regno dei cieli. E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo”.
CAPITOLO Xl
CHE I FRATI NON ENTRINO NEI MONASTERI DELLE MONACHE
[105] Comando fermamente a tutti i frati di non avere rapporti o conversazioni sospette con donne, e di
non entrare in monasteri di monache, eccetto quelli ai quali è stata data dalla Sede Apostolica una speciale
licenza.
[106] Né si facciano padrini di uomini o di donne affinché per questa occasione non sorga scandalo tra i
frati o riguardo ai frati.
CAPITOLO Xll
Dl COLORO CHE VANNO IN MISSIONE TRA I SARACENI
E TRA GLI ALTRI INFEDELI
[107] Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano
il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non concedano a nessuno il permesso di andarvi
se non a quelli che riterranno idonei ad essere mandati.
[108] Inoltre, impongo per obbedienza ai ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali della santa
Chiesa romana, il quale sia governatore, protettore e correttore di questa fraternità,
[109] affinché, sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede cattolica,
osserviamo la povertà, I'umiltà e il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente
promesso.